Ripartiamo dal digitale

E’ innegabile che gli ultimi sei mesi hanno sconvolto il mondo. L’impatto dei lockdown su scala mondiale avrà sicuramente ripercussioni sull’economia di tutti gli Stati. Molti settori, eccezion fatta probabilmente per l’alimentare e i trasporti, stanno faticando a ricollocarsi sul mercato. In quest’ottica, a livello locale, spesso le medie e piccole aziende tendono a sottrarre al marketing e alla promozione parte dei capitali.

E i grandi marchi invece come hanno agito in ambito pubblicitario? Le vie scelte sono state diverse: abbandonare le campagne già iniziate, riprenderle o ripensarle completamente. La pubblicità, infatti, non può non considerare quello che tutti abbiamo vissuto, con molte delle nostre certezze frantumate in questi ultimi mesi. Un messaggio pre-covid è evidentemente non più attuabile oggi e potrebbe provocare conseguenze opposte nei consumatori facendoli allontanare dal marchio stesso.

Produzione audiovisiva

Molti Brand hanno cosi deciso di cambiare la loro campagna puntando soprattutto a valori come condivisione, forza e anche ringraziamento. Valori che potremmo definire “più umani”. L’accento è stato dunque posto sulla volontà di ripartire tutti insieme, di unire le forze, di lavorare insieme per adattare la nostra vita alla convivenza col virus. Altri hanno incentrato la loro campagna sul doveroso ringraziamento a tutti: in primis a chi ha lavorato per salvare vite umane ma anche a tutti quelli che rispettando le regole e il lockdown sono riusciti a ridurre drasticamente una situazione che stava crollando.

Particolare ad esempio è la campagna di Segugio.it che durante il lockdown invitava a rimanere a casa pur valorizzando sempre la qualità del servizio offerto. Molto efficace era così la frase finale dello spot “mi raccomando, eh, state tutti a casa, che il divano è così comodo!”. Ora, con il solito tono ironico e confidenziale, sottolinea le difficoltà passate ma  anche come l’Italia sia ripartita e dunque anche l’azienda è pronta a mettersi al fianco dei suoi clienti.

Gli esempi sono molteplici e non interessa in questa sede analizzarli tutti, ciò che conta è mettere in risalto come la pubblicità si adatti alle esigenze del periodo e come venga ripensata totalmente ma mai abbandonata.

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Nel precedente articolo mettevamo in risalto come i millenials vivono di contenuti digitali ne sono circondati. Dunque non è pensabile, anche in tempi di crisi, sottrarre risorse alla comunicazione pubblicitaria. Perché, se sul momento può essere un vantaggio a livello di bilancio, alla lunga siamo sicuri che invece non essere più presenti “visivamente” sul mercato” diventi controproducente e generi perdite ben maggiori degli investimenti risparmiati?

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Videochat ai tempi del Covid-19

E’ vero, la pandemia che sta coinvolgendo tutti noi, dal nord a sud da est a ovest nei primi mesi ha profondamente cambiato il nostro modo di vivere. Dalla paura iniziale al lockdown, dall’uscire solo per fare la spesa al poter oggi girare (in Italia) quasi normalmente – basta seguire alcune semplici regole per la nostra salute e per quella degli altri – ci ha portato ad affrontare situazioni che nel nostro immaginario non avremmo mai pensato di poter vivere se non immedesimandoci in qualche protagonista di una pellicola. Eppure è accaduto. Ed è stato evidente quanto i mezzi di comunicazione siano stati una parte preponderante delle nostre giornate. Immaginate se ci trovassimo in una pandemia a fine anni ’80. Le litigate per usare il telefono di casa, e i genitori che urlano ai figli di attaccare la cornetta perché, a fine mese, la bolletta potrebbe essere esorbitante. Eh sì, perché sicuramente i più giovani non lo ricordano, ma fino a un decennio fa non esistevano piani tariffari flat ma erano tutti a consumo. Io ricordo bene quando dovevo abbassare il telefono di casa perché era da troppo che parlavo. Ma non solo questo. 

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I primi giorni di lockdown sono stati caratterizzati dall’uso frenetico delle videochiamate. Perché? Semplice. Era l’unico modo non solo di parlare, ma anche di vedere i propri cari o amici. L’uomo è un animale sociale, ha bisogno di interagire con le persone non solo verbalmente ma anche visivamente. Possiamo così dire che le videochiamate hanno diminuito il gap che si era creato con il lockdown. Le videochiamate private poi sono diventate pubbliche. E cosi molti tra attori, cantanti, personaggi influenti hanno iniziato a parlare al proprio pubblico in maniera diretta, informale, rompendo la distanza tra “noi” e loro. E da qui Zampaglione dei Tiromancino, per fare compagnia alle persone ha fatto uno dei primi concerti live in diretta streaming su Instagram. E’ vero il live va vissuto in compagnia, ma non si è potuto fare, e cosi sono proliferati i concerti tramite dirette Facebook o Instagram.

Le iniziative per stare vicino ai cittadini sono state tantissime e tutte, a mio giudizio, degne di nota. Dai live appunto, alle semplice chiacchierate in diretta per parlare di tutto, fino ad arrivare a un documentario (trasmesso su Italia 1) interamente realizzato con i cellulari dai singoli cittadini, per raccontare come hanno vissuto il lockdown.

Produzione audiovisiva
Produzione audiovisiva

Ma qual è il punto che a noi interessa di più? Il fatto che oggi il video è diventato linguaggio comune, che inconsciamente sappiamo come funziona e che è entrato a far parte della nostra vita di ogni momento.  Dunque, questo nuovo mezzo di comunicazione, è forse oggi il più efficace non solo “per farci compagnia” ma anche per sfruttarlo in termini di marketing. Anzi, a maggior ragione ora, farsi conoscere o far sapere ai propri clienti che ci siamo, che siamo pronti ad accoglierli, è il mezzo più immediato per raggiungerli. Investire in qualcuno che ci realizza dei video professionali per promuoverci non è una spesa inutile, ma può diventare invece il valore aggiunto. E se veramente in questo momento di crisi non ne abbiamo la possibilità, almeno siate presenti suoi social, comunicatelo con le vostre video-dirette personali.

P.s. Se avete letto fino in fondo l’articolo, riflettete un attimo, e immaginate se fare video oggi non fosse stato cosi facile.

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